Emergono ulteriori dettagli che riguardano le indagini sull’ex primario del reparto di oculistica dell’ospedale di Esine, che, stando alle ricostruzioni che a giugno l’hanno portato agli arresti domiciliari, chiedeva una somma tra i 500 e i 700 euro per garantire in tempi brevi interventi agli occhi ai suoi pazienti.

Come riporta in un articolo il Giornale di Brescia, il primario Giovanni Mazzoli non era l’unico dottore ad essere intercettato dai carabinieri di Breno. Dopo aver ascoltato una telefonata di Mazzoli, gli inquirenti hanno deciso infatti di allargare l’indagine a un altro medico dello stesso ospedale, che avrebbe adottato, stando alla conversazione tra i due, lo stesso metodo del collega oculista per far saltare le liste d’attesa ai propri pazienti, ovvero farsi pagare con una somma in contanti.

Messo a sua volta sotto intercettazione, questo secondo medico si sarebbe però accorto di una cimice ambientale installata nel suo studio e l’avrebbe staccata. Il nome del professionista risulta iscritto nel registro degli indagati.

Intanto a Brescia l’inchiesta prosegue e i sostituti procuratori Donato Greco e Claudia Moregola stanno ricostruendo la presunta attività illecita dell’oculista attraverso le testimonianze di pazienti e i controlli delle liste d’attesa modificate. Una cinquantina i casi contestati al dottor Mazzoli, al quale sono stati sequestrati oltre 500mila euro.

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