Era ricoverato al Cras di Paspardo da qualche mese, dopo essere stato trovato malconcio e impallinato. Dopo settimane di cure e riabilitazione, il falco pellegrino ha di nuovo spiccato il volo.

Prima del rilascio del giovane maschio, il centro recupero animali selvatici lo ha inanellato, per renderlo per sempre riconoscibile dagli esperti, che potranno seguire i suoi spostamenti e conoscere meglio il predatore alato più veloce, che in picchiata raggiunge i 380 chilometri orari. Una specie che a causa del bracconaggio si è impoverita di esemplari, ma anche a causa dell’uso massiccio di ddt in agricoltura, nonché dell’arrampicata sportiva, che potrebbe causare l’abbandono dei nidi su pareti battute dall’uomo.

L’ornitologo Paolo Trotti nei giorni scorsi ha provveduto al rilascio in natura del suo “paziente” ormai guarito: il falco pellegrino a spiegato le sue ali per respirare l’aria delle montagne camune.

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