Dopo aver dato un nome alla donna fatta a pezzi e rinvenuta a Paline di Borno il 20 marzo scorso gettata in una scarpata dentro a dei sacchi dell’immondizia, anche il suo assassino ha un’identità. Ad uccidere Carol Maltesi è stato il 43enne milanese Davide Fontana. L’uomo, impiegato di banca, aveva avuto una relazione con la sua vittima, 25 anni, vicina di casa a Rescaldina, alle porte di Milano.

Lei negli ultimi tempi faceva la modella e performer hard con il nome d’arte di “Charlotte Angie”, e proprio la grande visibilità sul web del suo corpo ha permesso agli investigatori di stringere il cerchio quando è stata diffusa la “mappa” degli 11 tatuaggi rinvenuti sul cadavere dai medici dell’Istituto di medicina legale dei Civili di Brescia nel corso dell’autopsia disposta dal pm Lorena Ghibaudo.

La giovane donna, madre di un bimbo di 6 anni, sarebbe stata uccisa a gennaio, secondo le stesse ammissioni dell’uomo, interrogato per tutta la notte tra lunedì e martedì e fermato con le accuse di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere.

Fontana ha confessato di avere avuto un litigio con Carol e di averla colpita alla testa con un oggetto contundente. Ha poi sezionato il corpo senza vita della giovane con seghe e cesoie, per riporlo in un congelatore per due mesi, nell’appartamento della vittima. Quando qualcuno cercava di contattarla, era lui a rispondere al telefono della giovane con dei messaggi. Ed era stato lui a febbraio a pagare l’affitto anche per Carol.

Stando alla ricostruzione, lunedì l’uomo si era presentato spontaneamente dai carabinieri per denunciare la scomparsa di Carol Maltesi, forse per depistare le indagini. Una denuncia però piena di incongruenze che aveva insospettito gli inquirenti, che già avevano accumulato elementi sufficienti per identificare la vittima del giallo di Paline con la vicina di casa del bancario. Riconvocato a Brescia, sede dell’indagine, Fontana ha confessato l’omicidio di Carol.

Durante l’interrogatorio ha raccontato di aver scelto la Vallecamonica per disfarsi del corpo perché conosceva la zona di Borno per averla frequentata da giovane. L’ha raggiunta con l’auto intestata a Carol, dalla quale ha gettato tra le sterpaglie sotto alla strada che da Paline porta in Val di Scalve i sacchi con all’interno i pezzi del corpo della donna ancora congelati.

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