Un incontro tra i rappresentanti del Comitato delle associazioni ambientaliste camune e quelli della Comunità Montana ha fatto tornare sotto ai riflettori la questione ex Selca. Le 37mila tonnellate di rifiuti pericolosi giacciono ancora all’interno dei capannoni del sito industriale di Forno Allione.

A farsi portavoce dei camuni e non solo, ieri a Breno con il presidente Sandro Bonomelli e l’assessore all’ambiente Mirco Pendoli c’era Italo Bigioli, leader dell’Associazione Amici della Natura di Saviore e membro del Comitato che chiede di liberare la Vallecamonica dai veleni. Un gruppo che sulla piattaforma Change.org ha raccolto oltre 2.800 firme, ora depositate in Comunità Montana.

Gli ambientalisti vorrebbero lo smaltimento dei rifiuti pericolosi in un centro specializzato, ma l’unica ipotesi che finora regge è quella di bonifica e stoccaggio dei rifiuti direttamente sul posto. Secondo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato dev’essere la curatela fallimentare ad effettuare gli interventi a tutela del sito contaminato: chi ha inquinato deve bonificare. Le risorse per procedere non mancherebbero, secondo quanto dichiarato ieri a Breno.

A Berzo Demo nel frattempo starebbe lavorando per la causa il commissario prefettizio Anna Frizzante, arrivata in Comune a febbraio per fare le veci del sindaco dimissionario Giambattista Bernardi, implicato in una vicenda giudiziaria. Il commissario ha già firmato una delibera con la quale ha deciso di insinuare il Comune al passivo della ex Selca in modo da recuperare le spese sostenute – circa 400 mila euro – per le attività propedeutiche allo smaltimento rifiuti, bonifica e riconversione industriale dell’area.

Intanto non risulta ancora sottoscritto l’accordo di programma tra Comune di Berzo Demo, enti comprensoriali, Provincia e Regione, per stanziare una decina di milioni di euro per un progetto di bonifica da parte del curatore fallimentare, che dovrà essere approvato da tutti gli enti.

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