Finisce in aula la vicenda della rapina al portavalori avvenuta sulla strada tra Braone e Ceto nel luglio scorso. L’8 febbraio, davanti al Tribunale di Brescia, il 41enne di origine egiziana (ma cittadino italiano) dovrà rispondere dell’accusa di aver messo in scena una finta rapina per far sparire i 377mila euro che stava trasportando per conto del Gruppo Fidelitas e destinati ad alcuni istituti di credito camuni.

La Procura di Brescia, come consentito dalla legge nei casi di reati con pena della reclusione non massima ai quattro anni, dopo la chiusura delle indagini è passata alla citazione diretta a giudizio dell’uomo, che dall’estate scorsa si trova in carcere.

Il 41enne, che stava trasportando il denaro da solo, aveva raccontato subito dopo il furto di essere stato fermato da una banda che lo aveva stordito con dello spray urticante ed obbligato a consegnare il denaro. Ma gli inquirenti da subito non hanno creduto alla sua versione dei fatti: il percorso del furgone sarebbe stato differente da quello sostenuto dall’uomo; il gps del mezzo sarebbe rimasto inoltre spento per circa quaranta minuti ma, soprattutto, alcune immagini delle telecamere di sorveglianza lo avrebbero immortalato a San Zeno, nei pressi dei cassonetti dell’immondizia dentro cui sono state trovate le “fascette” porta soldi con le stesse matrici di quelle contenute nelle valigette rubate.

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