Il 20 febbraio 2020, a Codogno, fu scoperto il Paziente uno, certificando l’inizio dell’epidemia di Covid-19 in Italia. In questa data è stata istituita la Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato. Un modo per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio di chi lavorò in prima linea nel corso della pandemia da Coronavirus.

Drammatico il bilancio, con 500 decessi tra i professionisti sociosanitari nella prima e nella seconda fase, quando non c’erano ancora i vaccini e mancavano spesso anche i dispositivi di protezione individuale, mentre i contagi – che proseguono al ritmo di 5-8mila ogni 30 giorni – hanno raggiunto, tra infezioni e reinfezioni, quota 474mila persone, pur senza più registrare, dopo l’arrivo dei vaccini, casi gravissimi e decessi.

Quest’anno le 11 federazioni e consigli nazionali degli Ordini delle professioni sociosanitarie, che rappresentano oltre 1,5 milioni di professionisti, hanno deciso di celebrare insieme la terza Giornata nazionale. Dalla scoperta del Paziente uno a Codogno al lockdown nazionale non passarono molti giorni.

Anche la Vallecamonica in quel periodo ha lottato duramente e il 2 marzo del 2020 anche all’ospedale di Esine venne accertato il primo caso di Covid. Successivamente il virus si diffuse e furono centinaia le persone che si contagiarono, molti di loro tra i medici e gli infermieri.

L’ospedale di Vallecamonica nel corso dei mesi successivi venne interamente riconvertito alla cura dei pazienti affetti da virus e il Pronto Soccorso venne riorganizzato. In quell’emergenza venne richiesto a personale medico e infermieristico in pensione di rendersi disponibile per i turni nei reparti, per far fronte all’emergenza. Anche il mondo del volontariato e delle associazioni lavorò in prima linea, per servizi di trasporto in ambulanza, spesa a domicilio, fornitura di mascherine.

Nell’occasione della Giornata nazionale li ringraziamo e ricordiamo chi ha perso la vita lavorando per aiutare gli altri.

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