I teli geotessili che ogni estate sono posati sul Presena rappresentano ormai una parte integrante del panorama del ghiacciaio nei mesi caldi, con l’obiettivo –ormai lo sappiamo- di preservare la neve che si trova sotto di essi.

Un’operazione che, però, secondo alcuni non servirebbe molto a salvare il ghiacciaio: lo sostengono trentanove tra climatologi, glaciologi ed istituzioni italiane di monitoraggio dei ghiacciai. In un documento, il gruppo sostiene che applicando i teli “si cerca di limitare un danno contribuendo alle cause che lo hanno provocato, perché per stenderli si brucia carburante immettendo anidride carbonica in atmosfera e perché la maggior parte sono in plastica”.

Il parere degli scienziati è che la posa dei teli serva solo a salvare le piste da sci che si trovano sul ghiacciaio: “finanziare la copertura dei ghiacciai oggi non ha nulla a che fare con il contrasto al cambiamento climatico, significa proteggere un interesse economico locale”, dicono. Il riferimento sembra essere rivolto alla start-up Glac-up, che propone l’adozione di metri quadri di telo geotessile.

Dal consorzio Pontedilegno-Tonale, la risposta è immediata: “E’ scontato che sopra il ghiacciaio che proteggiamo c’è una pista da sci”, dice Michele Bertolini, “se non lo avessimo fatto il Presena non ci sarebbe più. In parallelo abbiamo avviato un percorso per fare il bilancio di sostenibilità, per capire le buone pratiche e cercare di migliorare”. Ma secondo gli scienziati, l’unico modo per salvare i ghiacciai è ridurre l’uso dei combustibili e contenere l’aumento delle temperature entro i due gradi.

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