Salire in alto, per aiutare chi sta in basso. E’ questa la filosofia con cui i volontari dell’Operazione Mato Grosso si occupano di diciannove rifugi sparsi in tutta Italia, con l’obiettivo di raccogliere fondi da destinare alle missioni (sono circa cento) in America, tra Bolivia, Perù, Brasile, Ecuador e gli Stati Uniti.

Dei veri e propri “rifugi del cuore”, di cui tre sono in Vallecamonica: sono il Baita Palmarusso, sul Monte Guglielmo (a 1.600 metri di quota), il Laeng, ai piedi del Pizzo Camino, a Borno (a 1.760 metri di quota) ed il Torsoleto, sul monte omonimo, nel territorio comunale di Paisco Loveno (a 2.700 metri di quota).

Anche qui i volontari lavorano preoccupandosi più della cura delle relazioni con chi sale in montagna piuttosto che del profitto. Anche per questo, le iniziative proposte nei tre rifugi durante l’estate assumono un significato differente: al Palmarusso, a Ferragosto, si terrà il “mordi e cammina”, con la possibilità di usufruire della cucina e prendere pane e salamina senza fermarsi all’interno del rifugio stesso; mentre a settembre si rinnoverà l’appuntamento con “zero amplificatori” che porterà in quota –come l’anno scorso- decine di chitarristi che si esibiranno come un unico gruppo acustico.

Da segnalare anche che al Laeng sarà aperta la cucina ma non si potrà pernottare a causa delle disposizioni anti-contagio. Come detto, il ricavato andrà alle missioni del Mato Grosso, di cui si occupano più di cinquecento volontari.

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