Dalla scorsa settimana alcuni rifugiati politici fuggiti da guerra e carestie e accolti in Vallecamonica grazie alla cooperativa K-Pax stanno lavorando negli scavi archeologici del tempio di Minerva di Breno. Si tratta di un progetto della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brescia e Bergamo, che prevede che i ragazzi lavorino a fianco degli archeologi e degli esperti, con l’obiettivo di riportare alla luce l’altare protostorico degli antichi camuni.

Scoperto nel 2003, studiato e descritto nelle pubblicazioni dedicate al sito, ma successivamente riseppellito per poterlo preservare meglio, permettendo la realizzazione del parco archeologico, ora verrà alla luce e sarà visibile ai visitatori che si recheranno nel sito di Spinera.

I due luoghi di culto, quello più antico dei camuni e quello romano dedicato alla dea, convissero fino alla fine del I secolo dopo Cristo. Si può ritrovare un parallelismo dunque, tra l’antica storia della Vallecamonica e quella attuale, che, come testimonia K-Pax, continua a parlare di convivenza e integrazione.

Un primo step del progetto era stato compiuto ad ottobre con il convegno “Intorno a Minerva”, organizzato proprio nel sito archeologico nel 35° anniversario della scoperta dei primi reperti a Breno e nel 10° anniversario dal primo protocollo camuno di micro accoglienza integrata.

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