La bibliografia camuna legata al periodo della Seconda Guerra Mondiale si è da poco arricchito di un nuovo volume uscito nelle librerie: il suo titolo è “Il nazista e il ribelle-Una storia all’ultimo respiro” (Mimesis, 446 pagine, 24 euro) ed il suo autore è Andrea Cominini.

Appassionato di ricerca storica e già autore di precedenti lavori (l’elenco completo è leggibile sul suo sito ufficiale), in quest’ultimo lavoro Cominini propone due biografie parallele di due personaggi i cui destini si sono tragicamente intrecciati in Vallecamonica nel 1945.

Siamo ad Esine ed è qui che, nei primi mesi dell’anno, il giovanissimo (ha meno di vent’anni) partigiano Bortolo Bigatti fu giustiziato dal Maresciallo tedesco Werner Maraun. Un episodio che, ci ha raccontato Comini, ha attirato la sua attenzione fin da piccolo:

“E’ un libro che parte da un ricordo d’infanzia legato a mio nonno, poi da lì ho sviluppato la ricerca di un personaggio, il Maresciallo Maraun, ucciso in Piazza Garibaldi ad Esine. Ho deciso così di cercare più informazioni possibili su questo personaggio su cui non c’erano molte notizie. Contestualmente, ho fatto anche una ricerca sul partigiano Bortolo Bigatti, il cui destino si è intrecciato a quello de Maresciallo”.

Ne viene fuori un saggio storico ricchissimo di fonti (su 400 pagine, ci sono circa 700 note) che, per come è stato scritto e per come risulta essere avvincente sembra quasi una storia di finzione…

“I personaggi sono veri, il racconto autentico, e si basa su circa settanta interviste a testimoni del periodo bellico. E’ stato un lavoro di otto anni: mi sono recato in quasi tutti i Paesi europei per raccogliere i documenti necessari, soprattutto in Germania. Un lavoro che mi ha permesso di riportare alla luce la storia di Bigatti e di Maraun e di consegnare al lettore un saggio storico che fosse un po’ più avvincente, mantenendo però sempre la veridicità dei fatti”.

Nel corso di questi otto anni di ricerca c’è stata qualche resistenza?

“Per la parte italiana della mia ricerca c’è stata la piena disponibilità da parte di tutti; per quanto riguarda la parte tedesca è stato un po’ più difficile: sia perché c’è ancora l’idea dell’italiano che effettua delle ricerche per mettere in cattiva luce determinati personaggi, ma anche perché -soprattutto per quanto riguarda i discendenti di queste persone- c’era il timore di incappare in sorprese indesiderate. E’ una questione di ferite: lo scopo del libro non è di fornire soluzioni a vecchi enigmi, ma di sanare delle vecchie ferite ed aprirne di nuove tramite alcune rivelazioni. Questo può risultare un po’ indigesto, perché la verità -come diceva Albert Schweitzer- non ha ora, è di tutti i momenti, specialmente quando sembra inopportuna”.

“Si aprì un varco tra i curiosi e apparve un uomo, un militare tedesco con la divisa lacera. Teneva le mani vicino al…

Posted by Mimesis Edizioni on Monday, November 23, 2020

La prefazione del libro è di Mimmo Franzinelli, che spiega che non è tua intenzione proporre nessuna tesi, e proprio per questo potresti aver infranto qualche luogo comune. Il libro è uscito il 26 novembre scorso: alla luce anche di questa affermazione, ad oggi, quali sono state le reazioni che hai ricevuto?

“I primi feedback sono stati positivi, tranne alcuni. Purtroppo in Italia rimangono delle vecchie ideologie che fanno sì il bene stia da una parte ed il male dall’altro. In realtà, io destrutturo sì la dualità buon italiano/cattivo tedesco, ma nel libro resta la connotazione negativa di Maraun così come quella positiva del partigiano. Però non facciamo mai distinzioni tra buono e cattivo: io presento solo i fatti. Sarà il lettore, poi, a decidere. Sicuramente su Maraun in questi anni erano state scritte delle cose non corrette, ed anche questo mi ha spinto a fare ulteriori ricerche: i documenti che ho trovato hanno smentito alcune informazioni su di lui come la data di nascita, l’età, il suo ruolo… Ho sfatato dei miti, ma confermati altri”.

A livello locale di storie e personaggi legati a quel periodo ce ne sono tanti: secondo te, qual è lo stato della ricerca storica in Vallecamonica?

“Ammiro molto la Società Storica ed Antropologica di Vallecamonica, che fa delle pubblicazioni molto serie e va sicuramente valorizzata. Per quanto riguarda gli autori indipendenti come me, io ho un metodo di lavoro estremamente scientifico che mi impone di trovare delle fonti prima di scrivere qualcosa. Ed è questo che è mancato, dal Dopoguerra in poi: c’è stata una costruzione -non solo in Valle- di un’ideologia per cui o è tutto giusto o tutto sbagliato. Io lo chiarisco fin dal titolo del libro: c’è un nazista e c’è un ribelle, non uso aggettivi per non cadere in favoritismi. Ma tra i feedback negativi che ho ricevuto, ci sono anche quelli secondo cui ho considerato il nazista un essere umano. Siamo abituati a vedere -anche nei film- la figura dei tedeschi nazisti mai come persone con emozioni: ho voluto scandagliare l’aspetto umano di Maraun, che quando non indossava la divisa era una persona normalissima, un libraio di Berlino. Questo ha spaventato molto alcune persone, che preferiscono pensare a questi personaggi come a dei pazzi. Invece, se anche noi fossimo cresciuti in quel contesto, avremmo potuto fare quelle scelte. Non siamo mai totalmente gli artefici del nostro destino: giudicare frettolosamente alcune azioni secondo me è sbagliato. Ho voluto piuttosto capirle, queste azioni, tramite la ricerca storica”.

Il terzo degli appuntamenti «IL NAZISTA E IL RIBELLE. Una STORIA all'ultimo respiro» è mercoledì 27 gennaio alle ore…

Posted by Circolo culturale Guglielmo Ghislandi on Thursday, January 21, 2021

Tu sei anche insegnante di lingue e letterature spagnola ed inglese alle superiori: un libro come questo potrebbe essere presentato a scuola?

“Magari non alle elementari, ma sicuramente alle medie e superiori: i protagonisti sono due ragazzi giovani, Bigatti aveva 19 anni, Maraun un po’ di più ma muore a 30 anni. Sono due figure che potrebbero essere avvincenti per i ragazzi di oggi”.

Otto anni di ricerche per un libro: da quello che hai trovato, c’è qualcosa che potrebbe tornarti utile per un altro lavoro?

“Sì, assolutamente. Le ricerche per questo libro sono nate durante la lavorazione al cortometraggio ‘L’appuntamento’, che era stato realizzato dall’Associazione L’Aial sulla guerra partigiana in Valgrigna. Sono finito praticamente ovunque: ci sono tantissime storie collaterali e personaggi, anche riguardanti la Vallecamonica, che ho già iniziato ad approfondire. Ad esempio, l’episodio del 27 settembre 1944 a Borno, quando sono stati uccisi alcuni ufficiali tedeschi da parte dei partigiani. Sono stati scritti libri con testimonianze, ma ho fatto chiarezza tramite alcuni archivi su altre informazioni a riguardo. Ho già contattato delle famiglie, che mi hanno fornito del materiale. Ho anche recuperato delle fonti da ex militari tedeschi in Vallecamonica, per poter continuare nella scrittura storica della Valle e non solo”.

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