Edolo, giovedì 6 giugno 2024. Presso la sede dell’Università della Montagna c’è un seminario sui generis. È infatti dedicato al paesaggio montano, ma sotto il profilo sonoro. Ad accompagnare, in lingua inglese, gli studenti presenti in sala e i partecipanti connessi da remoto c’è Balandino di Donato, docente di “Interactive Audio” presso la Edinburgh Napier University.

L’incontro, aperto al pubblico e dal titolo suggestivo “Scottish Mountain Soundscapes”, è partito da un esame degli aspetti teorici che accompagnano lo studio del suono nella complessa cornice dei cosiddetti Soundscape Studies. Da qui, il giovane ricercatore italiano ha raccontato come e perché è importante studiare i suoni dei paesaggi, portando all’attenzione del pubblico alcuni audio registrati tra le montagne scozzesi.

breve estratto dalla nostra intervista al docente Di Donato

Studi di questo tipo, all’apparenza astratti, una volta messi a sistema possono avere applicazioni concrete in più ambiti. Studiare l’interazione del suono con l’ambiente all’interno del quale questo si propaga può infatti fornire risposte e strumenti utili per chi soffre di disturbi quali la “misofonia”; una sorta di intolleranza a determinate tipologie di rumori. Si pensi quindi all’impatto di ricerche come queste sulla qualità degli ambienti ospedalieri, giusto per fare un esempio.

Ma le applicazioni spaziano anche al design, all’architettura, per non parlare delle implicazioni di carattere ambientale, legate alla conservazione della biodiversità. Prima di saltare alle conclusioni, è giusto però continuare a raccogliere campioni sonori, in diverse situazioni e circostanze, di modo da ottenere banche dati complete.

Il Prof. Balandino Di Donato con la Prof.ssa Anna Giorgi di Unimont

Il panorama sonoro della montagna da questo punto di vista risulta piuttosto scoperto. Di Donato sta quindi procedendo con la sua azione di cattura di suoni, che prevede anche un secondo step: quello in laboratorio, dove le variabili esterne non sono presenti. Variabili quali il caldo, il freddo, il piacere di affrontare una passeggiata, la fatica dopo una lunga escursione. Variabili che, come si può ben immaginare, tendono ad influenzare la nostra percezione multisensoriale della realtà.

Tra le uscite raccontate nel corso del seminario, le più suggestive sono forse quelle sull’Isola di Skye. Patrimonio iconico scozzese, quest’isoletta ha fornito il contesto ideale per raccogliere diversi campioni audio, mettendo poi a confronto le reazioni – anche emotive – che questi hanno suscitato negli ascoltatori.  

Perché il suono dell’acqua tende a rilassarci? Come mai il rumore del vento ci restituisce una sensazione di maggiore attività, di dinamismo? Ci possono essere più risposte e non tutte albergano nel fattore culturale dell’individuo che si mette in ascolto. Le motivazioni delle nostre reazioni possono essere fortemente radicate anche nell’esperienza personale. E così il suono della pietra che si spacca farà rizzare i peli sulle braccia a chi lo collega ad una frana; mentre per l’artista che lavora il marmo, potrebbe attivare una sorta di piacere uditivo.

Si tratta di comprendere come noi, in primis, interagiamo con il suono. E come il suono, a sua volta, interagisce con l’ambiente di cui non solo è parte, ma per il quale può rappresentare un fattore di grande influenza, se non altro nel nostro modo di percepire il luogo.

Per comprendere appieno l’importanza di queste affermazioni, è bene però imparare a fermarsi ad ascoltare. Aspetto questo che – in una società dominata dal culto dell’immagine – potrà anche risultare complesso per alcuni, per altri forse addirittura banale. Ma che costituisce un’abilità dell’essere umano che è bene riuscire ad educare.

Il giorno prima del seminario, un gruppo di studenti Unimont ha accompagnato Di Donato in un bosco poco sopra Edolo. Insieme hanno fatto quella che in gergo si chiama una “soundwalk”, una passeggiata sonora. Hanno prestato orecchio ai suoni tutti attorno, compilando un questionario di valutazione.

E dall’essere allegramente chiassosi, i ragazzi sono progressivamente passati ad un grado d’attenzione ed interazione maggiore con l’ambiente circostante. È cambiata la modalità di fruizione. Sono cambiate le percezioni sonore. È cambiato il loro modo di leggere la dimensione del bosco e, forse, anche di viverla.

L’intervista completa al ricercatore e docente Balandino Di Donato si potrà ascoltare durante la puntata di VocePRESENTE in onda alle 10:10 di venerdì 14 giugno, sulle frequenze di Radio Voce Camuna e in streaming dal sito. La puntata si potrà poi riascoltare dalla pagina della trasmissione.

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