Il Tar ha rigettato il ricorso avanzato nel 2018 dal Comune di Tavernola nel tentativo di opporsi all’utilizzo di combustibili solidi secondari Css-C, ovvero un derivato della frazione secca dei rifiuti declassato a combustibile, nel cementificio Italsacci.

Un ricorso che l’amministrazione aveva presentato contro la Provincia di Bergamo, che diede al cementificio l’autorizzazione sperimentale all’utilizzo del combustibile solido secondario in parziale sostituzione del combustibile tradizionale, il pet coke derivato del petrolio. In realtà il cementificio non ha mai avviato questo tipo di combustione. Tant’è che il Comune nella nota auspica che “la proprietà rispetti le promesse fatte a suo tempo, quando dichiarava che non avrebbe avviato questa pratica senza il consenso locale”.

La sentenza, firmata dai magistrati Angelo Gabbricci, Alessandra Tagliasacchi e Luca Pavia, si basa sul fatto che il cementificio non si trova in un’area protetta. “Le eventuali ripercussioni sull’ambiente e sulla salute sono state – si legge nella sentenza – valutate in sede di conferenza di servizi con il contributo di tutti gli enti istituzionalmente deputati alla loro tutela. Senza contare che il cementificio era già autorizzato ad utilizzare materiali ben più pericolosi del Css-C”.

Il sindaco di Tavernola Ioris Pezzotti ha annunciato in un comunicato di rispettare, senza però condividere, la sentenza e di stare valutando la possibilità di appellarsi al Consiglio di Stato.

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