Sono 36 i birrifici artigianali bresciani, di cui 6 camuni, appartenenti a un comparto in continua crescita che in Lombardia ha un fatturato stimato in 70 milioni di euro. Per tutelarli tutti la Regione ha approvato nei giorni scorsi un provvedimento per promuovere l’istituzione di un apposito registro dei microbirrifici.

La legge, che entra in vigore con effetto immediato, si fonda su tre pilastri, motore dello sviluppo del settore: la valorizzazione della filiera con l’ausilio degli operatori che devono cooperare per creare accordi e progetti dedicati, l’identificabilità dei birrifici artigianali al fine di costituire un marchio collettivo, lo sviluppo turistico, che prevede momenti di formazione per gli operatori e la possibilità di somministrazione nei locali di produzione, aspetto questo di notevole interesse culturale in grado di sviluppare diversi percorsi interdisciplinari.

Si tratta di misure pensate per i piccoli birrifici indipendenti che producono meno di 10mila ettolitri l’anno di birra artigianale, cioè non sottoposta durante la produzione a processi di pastorizzazione e microfiltrazione. Ne troviamo due a Darfo Boario Terme – Darf e Mad Hops –il Luppoleto camuno a Esine, il Birrificio La Martina a Capo di Ponte, i Balanders a Sellero, la Bepete Bam a Malonno. Tutti microbirrifici che utilizzano materie prime selezionate e coltivate sul territorio, piccole imprese d’eccellenza che danno un valore aggiunto agli itinerari naturalistici, culturali ed enogastronomici della Vallecamonica. Dalla loro ora ci potrà essere una legge regionale che li tuteli e sostenga in un’attività di nicchia ma sempre più gettonata.

La Legge strutturata da Unionbirrai è stata frutto di un anno di lavoro e di confronto serrato con gli uffici tecnici regionali. Un iter lungo ma proficuo, che ha portato all’approvazione della Legge con il consenso di tutto il Consiglio Regionale.

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