Un gruppo di infermieri dell’ospedale di Esine ha scelto la rubrica “Lettere al Direttore” del Giornale di Brescia per fare il punto sull’identità di una professione tanto maltrattata quanto, soprattutto negli ultimi anni di pandemia, elogiata.

Durante il Covid infatti il personale sanitario, e dunque anche infermieri e infermiere, hanno goduto di una grande visibilità, come si legge nella lettera(pubblicata il 15 marzo): “…Finalmente qualcuno si è accorto di noi, finalmente la società ci dà il giusto peso, finalmente qualcuno ha capito che facciamo la differenza in sanità. Ci siamo sentiti un po’ eroi davvero!”.

Ma, prosegue lo scritto “dopo i primi applausi, le prime promesse…il nulla. Adeguamento stipendi, assunzioni, riconoscimento sociale: nulla! A distanza di due anni, alle porte di un rinnovo del contratto di cui siamo felici, ma che, per quanto fatto sinora, sappiamo che non cambierà il nostro status da eroi della pandemia a operai della sanità, abbiamo seri problemi di identità”.

Nella lettera il gruppo di infermieri camuni si chiede: “A quante carenze di personale, dispositivi, comunicazione, farmaci, insomma, a quante carenze aziendali abbiamo dovuto far fronte negli anni?” spiegando che in realtà “tutte quelle piccole manchevolezze si sono poi amplificate a dismisura, accumulandosi a tantissimi altri “nuovi” problemi. Prima, fra tutte, la sensazione di non essere organizzati a livello aziendale e tutelati a livello provinciale, regionale e nazionale”.

Gli infermieri di Esine lamentano nella lettera anche l’aumento di 20 euro della tassa Opi (Ordine professioni infermieristiche) e il fatto che gli Ecm, gli aggiornamenti previsti dall’ordine, non sono considerati parte dell’orario di lavoro.

Infine viene fatto riferimento alla gestione delle sospensioni del personale non vaccinato: “Non lineare, di sicuro non tempestiva e che ha suscitato molti dubbi”

Gli infermieri dell’ospedale di Vallecamonica concludono assicurando che, nonostante “il nostro disagio identitario, continuiamo a migliorarci e a dare il meglio di noi attraverso la formazione continua, l’utilizzo delle migliori evidenze scientifiche, il lavoro di équipe, i salti di riposo e le ferie soppresse per garantire una continuità assistenziale di alto livello”.

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