Per Luca Molinari – curatore di mostre e progetti culturali, critico e teorico dell’Architettura, nonché docente presso l’Università della Campania – la meraviglia riveste un ruolo importante. In quello che facciamo, pensiamo e, come scopriremo insieme, anche in come vediamo il mondo.

Con Molinari ne abbiamo parlato giovedì 15 febbraio. Lo abbiamo infatti conosciuto al termine del secondo incontro di approfondimento del ciclo “Imago | Valle dei Segni – Un sistema che si mette in moto”. L’incontro, tenutosi presso il Palazzo della Cultura di Breno, era dedicato al tema “Fare cultura in Valle Camonica. Come integrare e sviluppare in una dimensione internazionale le proposte culturali della Valle Camonica?” Molinari ha risposto alle nostre domande a titolo personale.

Abbiamo scelto di aprire l’intervista con un riferimento al contesto locale. Un contesto che Molinari ha definito come “frizzante”. E che – al pari di altri contesti territoriali italiani – consta di comunità che hanno voglia di cultura e di cose nuove. Sentono che i tempi stanno cambiando. Un’esigenza che ci trova a rispondere ad una grande sfida: quella di non restare imprigionati nella “cartolina” di una narrazione fissa. Si tratta infatti di sapere cogliere la forza delle narrazioni radicate sui territori, per poi conceder loro di assumere nuove prospettive, capaci di mutare e di lasciarsi mutare nel corso del tempo. Per essere parte di una storia che cambia, che continua.

Radici nel passato, consapevolezza del presente e capacità d’immaginare il futuro, verrebbe da dire. Abbiamo chiesto a Molinari in quale parola si può identificare il suo personalissimo augurio per la valle. Ci ha risposto sorridendo e sintetizzando un concetto importante e complesso con un’espressione arguta: “interpretare l’ecosistema come un’esperienza rotonda, un’esperienza piena”. Tenendo conto in modo circolare di tutti gli esseri viventi che ne fanno parte. Quando si è capaci di far questo, tutto il resto è scambio, rete, è andare oltra la cartolina delle narrazioni fisse. Tutto il resto porta quindi con sé meraviglia.

La meraviglia, appunto. Un “qualcosa” che non si associa tanto al verbo “produrre”, quanto all’azione del “progettare”. E per progettare davvero a livello culturale è necessaria una sana dose di ottimismo, oltre che di realismo. Ma restiamo sulla meraviglia, che ha fatto da discreto e resistente fil rouge dell’intervista. Per Molinari la meraviglia non si risolve nell’esclamare “Wow!” ma è quel qualcosa che ti rallenta, ti ferma e fa pensare. Che ti toglie dalla tua area protetta per metterti in discussione.

Ecco allora il potere che i luoghi esercitano su di noi: ci fanno uscire dalle zone di comfort e ci portano a scoprire qualcosa di nuovo, specialmente di noi stessi. È anche così che la meraviglia assume le fattezze della memoria, della riflessione sul presente e perciò della narrazione condivisibile e condivisa. Un concetto tanto bello e importante esce dalla connotazione statica e diviene quindi progettuale. Tutte sfumature dalle tinte forti, che emergono solo quando diventiamo capaci di guardare meglio.

Già, ma come si fa ad allenare lo sguardo? Il suggerimento di Molinari è quello di mettesi a studiare. Di riprendere ad interrogare chi le cose le sa, chiedendo a queste preziose fonti di conoscenza di spiegarci ciò che sanno in maniera diversa. Approfondire quindi, condividere il sapere in termini divulgativi di valore. “Predisporsi alla meraviglia vuol dire tornare a interrogare il mondo.” Significa mettersi in ascolto, con grande umiltà, dei luoghi e delle narrazioni di cui essi si fanno portatori. Levarsi il paraocchi dell’ordinario. Significa fare un po’ di vuoto dentro di noi per accogliere quello che verrà. Con apertura al nuovo e al vecchio insieme.

L’intervista audio completa a Luca Molinari si potrà ascoltare nel corso della trasmissione “VocePRESENTE”, in onda venerdì 23 febbraio poco dopo le ore 10. Il podcast della puntata, senza pause musicali, verrà caricato sulla pagina della trasmissione in seguito alla messa in onda.

Crediti della foto di copertina e in evidenza: © Gökhan Polat for XOXO The Mag

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