Era conosciuto anche in Vallecamonica Andi Rexhepi, il 43enne che ha perso la vita ieri mattina a Carpenedolo in un incidente sul lavoro alla Marmi Ghirardi. L’uomo, di origine albanese, ha vissuto per alcuni anni a Piamborno, dove risiedono ancora la compagna e la figlia 16enne, e dove la sua salma è stata ricomposta per l’ultimo saluto, nella casa del Commiato San Filippo, prima di essere traslata in Albania.

In questo periodo il 43enne abitava a Turate, in provincia di Como e ieri mattina era impegnato con una ditta esterna di Bienno, la Mo.ca.m. srl, per sistemare la copertura di un capannone danneggiato dalle violente grandinate dello scorso luglio.

Ad un certo punto Andi, sotto gli occhi impotenti dei colleghi, è precipitato nel vuoto da almeno otto metri d’altezza, trovando subito la morte. Inutile l’intervento dei volontari della Croce Azzurra di Mantova. Constatato il decesso, i rilievi del caso sono stati affidati ai tecnici della Medicina del lavoro dell’Asst del Garda e ai Carabinieri di Desenzano: a loro il compito di stabilire eventuali responsabilità in riferimento alla eventuale mancanza di applicazione delle norme di sicurezza. La Procura ha già aperto un fascicolo a riguardo, con l’ipotesi di omicidio colposo: un atto dovuto dei magistrati che vogliono appurare se ci siano responsabilità di terzi nella tragedia.

La ditta Marmi Ghirardi non ha rilasciato dichiarazioni, mentre i rappresentanti provinciali delle principali categorie sindacali, Cgil, Cisl e Uil, tornano a ribadire la piena “preoccupazione davanti a una ecatombe italiana, di oltre mille morti l’anno, con Brescia a detenere la maglia nera in Lombardia: un fatto che deve scuoterci non solo nell’operatività ma anche nelle coscienze”. Andi Rexhepi è già la quinta vittima sul lavoro del 2024 in provincia.

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