Davide Fontana era capace di intendere e volere quando ha commesso l’omicidio di Carol Maltesi, la 26enne sua vicina di casa, il cui corpo è stato poi fatto a pezzi, conservato per due mesi e dieci giorni in un congelatore ed infine abbandonato dentro alcuni sacchi a Paline di Borno nell’inverno del 2022.

A ritrovare il corpo fu un passante, che lanciò subito l’allarme: le indagini, dopo aver individuato l’identità della vittima, si sono spostate su Fontana, arrestato il 29 marzo dell’anno scorso: l’uomo confessò subito, mostrando evidenti segni di pentimento per quanto fatto. Il processo a suo carico si sta svolgendo a Busto Arsizio, con la nuova udienza fissata per il 29 maggio, con l’esame del perito e la discussione della pubblica accusa.

A chiedere la perizia era stata la difesa di Fontana: stando all’analisi della psicopatologa, l’uomo non mostra “indicatori di natura psicopatologica, mettendo a fuoco risorse cognitive ed esecutive di buon livello e alcuni aspetti di fragilità personologica che non si possono negare, ma che si inscrivono in un quadro di disturbo di personalità e che dunque non assumono valore di malattia né, tantomeno, di infermità mentale”. Una perizia che, confermando la capacità di intendere dell’imputato, rende più concreta la pena dell’ergastolo.

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