Pochi commenti, a conferma di una riservatezza da entrambe le parti che ha caratterizzato tutto il processo, fin dal suo inizio, nel settembre 2022. A seguito della sentenza della Corte d’Assise del processo di primo grado sull’omicidio di Laura Ziliani, che ha condannato all’ergastolo Silvia e Paola Zani e Mirto Milani, le reazioni -almeno quelle pubbliche- sono state poche.

Il “trio criminale”, com’era stato definito dagli inquirenti, al momento della lettura della sentenza è rimasto impassibile: solo qualche parola con i legali, prima di tornare in carcere. La condanna per loro prevede anche che Silvia e Paola siano indegne di ereditare il patrimonio immobiliare della madre (il padre era morto in un incidente in montagna, nel 2012), mentre tutti e tre sono stati condannati anche al risarcimento alle parti civili: 200mila euro alla figlia di mezzo di Ziliani, affetta da disabilità, e 100mila euro di provvisionale immediatamente esecutiva per la madre della vittima, oltre a 50mila euro per ciascuno dei due zii delle imputate.

I legali delle sorelle Zani e di Milani non hanno voluto commentare la sentenza, così come la madre e i fratelli della vittima. Per questi ultimi, ha parlato Piergiorgio Vittorini, il loro legale: “La decisione della Corte è stata giusta”, ha commentato, “non eravamo qui per cercare una vendetta. Ora la cosa più importante è tutelare la più fragile delle figlie di Laura Ziliani.

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