Lo scorso 11 novembre la Fondazione Valle dei Segni ha presentato a Capo di Ponte il Progetto “Imago”, finalizzato alla valorizzazione della Valle Camonica trasformandone l’identità da concept a brand. Alla presentazione ha preso parte anche il Collettivo 5.37, che con diverse associazioni culturali e operatori turistici del territorio, si è interrogato sul progetto e ha già avviato una raccolta firme, superando le 200, per chiedere di definire alcuni aspetti.

I firmatari della petizione sono infatti convinti che al momento “manchi un’analisi dello stato dell’arte sull’attuale organizzazione e gestione del patrimonio naturale, storico e culturale su cui si sta focalizzando l’attenzione con il progetto”. E scrivono in una nota diffusa nei giorni scorsi: “Il tutto parte da una proposta di pesante e costosa infrastrutturazione (i due hub e le due funivie o equivalenti) senza specificare per quali bisogni/utilità, non affrontando le reali criticità ed in mancanza di una visione di prospettiva”.

La nota si focalizza perciò su alcuni punti che vengono sottoposti all’attenzione della Fondazione: “Il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Capo di Ponte da troppo tempo propone orari di apertura che ne impediscono la corretta fruizione” è il primo, a cui aggiungono: “Non si tratta di mera opposizione alla spesa degli oltre 26 milioni di euro di fondi pubblici: a nostro avviso l’accento va posto più sulla qualità della spesa che sulla sua quantità, e sulla gestione futura più che sul solo investimento iniziale”.  

Critiche anche nei confronti delle trasformazioni del patrimonio culturale in chiave contemporanea e commerciale: “Adeguare il patrimonio alla domanda di relax e divertimento di un certo target di cittadini nonché possibili turisti a scapito di altre fruizioni che invece richiedono che questo patrimonio sia meglio gestito, organizzato e conservato, ma non svilito e non snaturato da volontà meramente commerciali e lontane dall’esperienza vera di chi vi si immerge”.

I firmatari fanno notare che nel corso della presentazione la Fondazione non ha fornito nessun dato in merito alla gestione e ricaduta occupazionale dell’opera. E inoltre si chiedono, parlando di fruizione: “Che turismo immaginiamo, con quali e quante interazioni e relazioni con la Valle, con che ricadute?”.

Ecco quindi che la lettera, a cui seguono i nomi delle associazioni e dei cittadini che la sottoscrivono, conclude: “Riteniamo che in una Valle Camonica nota per il riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità, oggi anche Riserva della Biosfera, sia doveroso definire una politica di gestione del sistema culturale e turistico incentrata su conoscenza e consapevolezza dell’immenso patrimonio di cui siamo custodi, da diffondere con attività meno impattanti. Auspichiamo si riesca a riconoscere e valorizzare la Valle Camonica per quello che è già ora “un museo a cielo aperto, vivo, vero” e che non deve vendersi alle esigenze ludiche di un target di turismo che si accontenterebbe di vivere un’esperienza costruita e svuotata di quelle fondamentali modalità di approccio lente, sostenibili ed esperienziali”.

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