Rigettata, con deposito mercoledì, la richiesta di accogliere la misura dei domiciliari per Paolo Giannetta e Vincenzo Pompeo Bava avanzata dal loro legale. Si tratta di due delle persone principalmente coinvolte nell’inchiesta della guardia di finanza e della procura di Brescia su diversi reati che vanno dalla corruzione all’accesso abusivo a sistemi informatici, in cui è coinvolta la Valcart di Rogno.

Paolo Giannetta e Vincenzo Bava, che restano in carcere, nell’interrogatorio di garanzia di lunedì scorso non si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ma hanno spiegato i fatti, dichiarando che non c’è mai stato alcun accesso informatico abusivo, al sistema di Terna, unico reato contestato loro, ma che si trattava di una truffa ai danni di Sergio Bava, fratello di Vincenzo. Quest’ultimo avrebbe fatto credere con la complicità di Giannetta, che erano in corso gli accessi abusivi finalizzati a far vincere gli appalti alla Valcart. Ma questi accessi non sarebbero mai avvenuti.

Sergio Bava ha regolarmente dato il denaro pattuito ai due, ma è emerso che il fratello Vincenzo avrebbe tenuto tutto per sè, a Giannetta non sarebbe arrivato nulla. Ecco perchè, di fronte a questa versione dei fatti, l’avvocato Sodrio ha chiesto i domiciliari per i propri due assistiti. Ma la richiesta è stata rigettata. Faranno ricorso al tribunale del Riesame di Brescia.

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