Sono stati resi noti i dati del rapporto stilato dall’Arpa a seguito dei campionamenti effettuati nel luglio scorso sui fondali del Sebino, nella zona di Tavernola Bergamasca. Confermano che gli scarti della lavorazione della gomma che si trovano sommersi ai piedi del Corno, tra i 10 e i 50 metri di profondità, stanno rilasciando metalli, micro e nano-plastiche e amianto.

Secondo il rapporto dell’Arpa, le analisi sui campioni prelevati nell’estate del 2023 hanno portato all’individuazione di due aree di accumulo: una da circa 450 metri quadrati più superficiale, tra i 10 e i 40 metri di profondità, e un’altra più piccola da circa 150 metri quadrati a una batimetria di circa 50 metri.
Gli esperti hanno stimato che ci vorranno 2 milioni di euro per bonificare l’area.

Regione Lombardia si impegnerà, come confermato dall’assessore all’Ambiente e clima Giorgio Maione, per reperire i fondi necessari a finanziare le operazioni. Dopo aver costituito un gruppo di lavoro dedicato coinvolgendo l’Autorità di bacino lacuale, gli esperti dell’Arpa, del Cnr Ismar e del Cnr Irsa e i carabinieri del Nucleo sommozzatori di Genova, il Pirellone ha già investito 85mila euro per redigere il Piano di indagine ambientale di cui a breve sarà disponibile il rapporto finale.

Dagli accertamenti svolti non si tratta quindi di materiali inerti: si tratta di plastica mista a gomma e amiantite che rilasciano metalli, micro e nano plastiche e amianto sia nei sedimenti presenti sul cumulo di rifiuti sia nelle immediate vicinanze, nonché nella colonna d’acqua sovrastante.

I dettagli sui dati reperiti dai tecnici verranno resi pubblici a breve. Non c’è comunque da preoccuparsi per le acque del Sebino, rassicurano gli esperti, che sono di qualità ottima, dal punto di vista microbiologico, e risultano essere eccellenti in tutti i 48 punti analizzati costantemente dall’Ats.

Al gruppo di tecnici incaricati del campionamento è stato chiesto di formulare un Piano di indagine ambientale completo, articolato in quattro azioni: dalla mappatura della distribuzione spaziale del materiale di scarto alla caratterizzazione chimica dei sedimenti e dei materiali raccolti, dalla caratterizzazione eco-tossicologica alla valutazione del rischio, fino alla produzione di indicazioni gestionali.

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