Dopo un giorno e mezzo di stop causa meteo avverso, lunedì si è concluso il lungo e impegnativo pellegrinaggio “Facciamo un nodo”. Il gruppo Camminare è un’arte, guidato da don Battista Dassa, ha visto l’adesione di una dozzina di persone che hanno intrapreso un cammino della memoria dal Vajont al Gleno, durato 12 giorni e oltre 300 chilometri.

I pellegrini sabato sono stati sorpresi dal maltempo in Vallecamonica, ma lunedì sono riusciti comunque a portare a termine l’impresa e a raggiungere i resti della diga del Gleno, crollata 100 anni fa, da Vilminore di Scalve.

“Saliti alla diga ci ha accolti la cascata limacciosa, piena e potente del torrente che scende a valle. Con questa atmosfera tetra e cupa ci sembrava quasi di poter rivivere, seppur in maniera non così tragica, quello che potrebbe essere stato quella mattina di 100 anni fa” hanno commentato i pellegrini.

Don Battista ha celebrato la messa in ricordo delle vittime innocenti della catastrofe che coinvolse la Val di Scalve e la Vallecamonica e le vittime di tutte le tragedie avvenute a causa dell’uomo. Poi, in maniera significativa, sono stati messi dei ceri alla diga, alla chiesa di Bueggio (il primo paese distrutto dall’acqua), al santuario del Dezzo (la furia dell’acqua prosegue) e alla chiesetta delle vittime del Gleno a Corna di Darfo.

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