Non allenta la presa la siccità che dall’inverno scorso mette sempre più in difficoltà fiumi e laghi di mezza Italia. Alle ordinanze anti-spreco emanate dai Comuni, seguono quelle con cui sempre più primi cittadini, anche in Vallecamonica, chiedono di chiudere i rubinetti delle fontane pubbliche: l’ultimo caso è quello di Capo di Ponte, dove Andrea Ghetti, sindaco del paese, ha ordinato la chiusura delle fontane ed il divieto, anche notturno, di utilizzo dell’acqua per usi non domestici.

Ma mentre si guardano con preoccupazione i laghi, i cui livelli scendono costantemente (quello d’Iseo per due centimetri al giorno), e si fissa con speranza il cielo, in attesa di qualche pioggia ristoratrice, c’è chi guarda anche al futuro prossimo, non senza allarmismi.

E’ Confagricoltura Brescia che, tramite le parole del presidente Giovanni Garbelli, disegna uno scenario molto difficile non solo per il presente, ma anche per l’autunno. Se la siccità, ora, sta colpendo soprattutto mais, soia e foraggi, a breve i danni si avranno anche sulle olive e sull’uva, con rischi sulla prossima vendemmia.

“Non avere i raccolti in estate”, ricorda Garbelli, “implica effetti devastanti sulla tenuta dei prezzi in autunno. Dovrebbe essere un dato di fatto, invece non si riesce ad andare oltre il contingente. L’agricoltura è il sistema primario e soddisfa bisogni primari: è per questo che viene sostenuta e dovrebbe avere priorità su tutto il resto”.

Il presidente di Confagricoltura parla di agricoltori bresciani scoraggiati, anche di fronte ad alcune proposte fatte e rimaste tali, come l’utilizzo dell’acqua nelle cave. “Temiamo davvero per gli effetti che ci saranno dopo l’estate a causa di questa siccità devastante”, conclude Garbelli, “aumento smodato dei costi, mancanza di tenuta dei pezzi e impatto nefasto sulle aziende. Basterebbe guardarsi intorno e pensare un poco più in là”.

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