Le attese degli amministratori valligiani (ma non solo loro) in merito al pronunciamento della Corte Costituzionale per quanto riguarda un Ambito Territoriale Ottimale camuno per la gestione della rete idrica sono state vane.

Previsto per il 10 gennaio, il pronunciamento è infatti slittato al 20 giugno prossimo, lasciando di fatto la situazione di stallo che dura da ormai un anno e che vede la Vallecamonica e la Regione Lombardia opporsi all’impugnazione della legge regionale 24 di due anni fa da parte del Governo precedente a quello attuale.

La Regione aveva modificato una propria norma, acconsentendo in determinate circostanze alla formazione di un Ato perimetrato sul territorio delle Comunità Montane. La Vallecamonica aveva preso la palla al balzo: l’ente comprensoriale, a fine 2021, aveva approvato una delibera in materia, chiedendo a tutti i Comuni di fare altrettanto nei propri Consigli Comunali.

Il Ministero della Transizione Ecologica, però, a febbraio aveva impugnato in Corte Costituzionale la stessa legge, sostenendo che fosse in contrasto con gli obiettivi di tutela ambientale del legislatore nazionale; uno stop a cui era seguito un altro “no”, dal Consiglio dei Minisitri, ritenendo che la legge violerebbe alcune disposizioni in materia di tutela dell’ambiente.

Tutto questo nonostante uno studio dell’Università Bocconi, la cui validità era stata confermata anche dal Politecnico di Milano, che aveva definito per questa realtà un valore economico di più di 80 milioni di euro. La questione, insomma, per ora rimane irrisolta: da qui a giugno Ministero e Regione potranno confrontarsi, ma il malcontento in Vallecamonica per una situazione che si sperava potesse giungere a conclusione resta alto.

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