I Comuni della Vallecamonica confinanti con il Trentino sono cinque: Breno, Cevo, Ceto, Pontedilegno e Saviore dell’Adamello. Oltre a loro, però, bisogna tenere conto anche dei cosiddetti contermini, ovvero Berzo Demo, Bienno, Braone, Capo di Ponte, Cedegolo, Cerveno, Cimbergo, Cividate Camuno, Edolo, Losine, Malegno, Niardo, Ono San Pietro, Sonico, Temù, Vezza d’Oglio e Vione.

Un numero, insomma, molto nutrito: proprio per questo la Vallecamonica è direttamente interessata dalla possibilità avanzata dal Trentino di ridimensionare o addirittura azzerare i fondi ex Odi destinati a quei Comuni che confinano con la Regione a statuto speciale.

La proposta giunge da Mattia Gottardi, assessore trentino agli Enti Locali, e se passasse diventerebbe valida dal 2026. Il Comitato paritetico del Fondo dei Comuni Confinanti, che segue i progetti di 48 Amministrazioni realizzati grazie a questi contributi, dovrebbe riunirsi questa settimana per fare il punto della situazione. Va detto che per ora si parla solo di ipotesi, ed anche per questo i sindaci camuni preferiscono non commentare.

Ma proprio la Vallecamonica, in caso di riduzione o azzeramento dei fondi, sarebbe l’area maggiormente colpita: basti pensare che ogni Comune confinante riceve degli 80 milioni di euro previsti dal Fondo 500mila euro a testa per progetti specifici, mentre i restanti 55 milioni servono per progetti comprensoriali, presentati dalle Province (oltre a quella di Brescia, anche quelle di Belluno, Vicenza, Sondrio e Verona).

Per fare due esempi, le terme in fase di costruzione a Pontedilegno beneficeranno di 10 milioni di fondi ex Odi, mentre la piscina di Breno (il cui progetto è ancora fermo sulla carta) dovrebbe essere realizzata con cinque milioni e mezzo di euro provenienti dal Trentino.

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