4 aprile 2024. Siamo a Edolo, più precisamente presso l’Università della Montagna, ma parliamo di Lozio. O meglio: parliamo di montagna e di territorio. Alla “Presentazione del Primo Villaggio degli Alpinisti di Regione Lombardia: LOZIO” partecipano sia persone in presenza che online, in totale siamo circa un centinaio. Apre la Prof.ssa Anna Giorgi, con un saluto e un ringraziamento agli amici del CAI, un riferimento per chi ha la montagna nel cuore.

Da remoto si connette anche Giacomo Benedetti, Vicepresidente generale del Club alpino italiano. Si complimenta per il risultato e ci aiuta subito a contestualizzarlo meglio: “I villaggi degli alpinisti sono una grande opportunità per il nostro territorio. Una scelta difficile, ma lungimirante. Il Comune che sceglie d’intraprendere questo percorso ha una visione diversa, è proiettato verso un futuro a misura d’uomo e d’ambiente. I risultati probabilmente non si vedranno subito, ma dopo un po’ di anni.” E i requisiti richiesti per passare la selezione non sono pochi, tanto più che la selezione stessa solitamente dura sull’anno.

Qualcosa quindi che valga la pena diffondere. Alberto Ghedina, Referente CAI del gruppo di lavoro dei Villaggi degli Alpinisti, sottolinea a sua volta l’importanza del momento e la necessità di passare dal saper fare al far sapere, con un occhio di riguardo perciò proprio alla divulgazione. Sentiamo da lui cosa significa essere un “villaggio degli alpinisti”:

Breve estratto dall’intervista ad Alberto Ghedina, che si potrà ascoltare nella versione completa durante la puntata di VocePRESENTE del 12 aprile

La storia dei villaggi degli alpinisti nasce nel 2008, per iniziativa del Club Alpino Austriaco, che in quell’anno dà vita al progetto Bergsteigerdörfer. Un progetto internazionale, un marchio europeo, che sostiene un turismo consapevole in piccole località delle Alpi che abbiano una storia alpinistica ed escursionistica. Luoghi in cui le tradizioni sono ancora autentiche e hanno ancora un valore. Dal 2014 entrano anche CAI di altri Paesi.

Attualmente ci sono 39 località nell’arco alpino che hanno ottenuto il marchio, 8 delle quali sono in Italia. Da ovest ad est: Balme (Torino), Crissolo (Cuneo), Triora (Imola, entroterra di Sanremo), Valle di Lozio, Val di Zoldo (Belluno), Paularo (Udine). Queste le 6 località di afferenza del CAI. Una piccola precisazione: è stata certificata la “valle di Lozio”, per volontà della comunità locale, perché con il marchio s’intende comprendere tutto il territorio, non solo le frazioni del Comune. Un riconoscimento importante, come sottolinea anche Franco Capitanio, Consigliere Nazionale CAI e Coordinatore Sezione CAI Valle Camonica:

Breve estratto dall’intervista a Franco Capitanio, che si potrà ascoltare nella versione completa durante la puntata di VocePRESENTE del 12 aprile

Una delle prime domande che sorgono da parte delle comunità locali è cosa può portare attualmente il progetto sotto il profilo economico. Ovviamente, il tornaconto positivo è di tipo indiretto. Questo, infatti, non è il marchio di un prodotto, né tantomeno di un servizio. Si tratta invece di un marchio di comunità: un progetto di tutela dell’ambiente, in cui gli attori vengono coinvolti in un Comitato locale che includa non solo i rappresentanti CAI, ma anche la società civile, l’amministrazione comunale, le aziende partner e – ovviamente – l’area protetta.

La filosofia alla base è proprio quella di dare riconoscimento a quello che c’è già. E qui entrano in gioco gli equilibri: strutture ricettive di piccole dimensioni, interazione dell’ospite con il territorio, rapporto tra natura e cultura. Una filosofia basata sul concetto del “meno è meglio”. Una visione che, tra le altre cose, vuole favorire anche la cosiddetta “restanza” della popolazione sul territorio. Azione possibile anche attraverso la promozione di veri e propri modelli comportamentali, per non parlare di rete internet e trasporti. Non solo criteri di ammissione, ma anche di esclusione: comprensori sciistici, grandi opere – grandi alberghi, vie o reti di grande traffico. Ovviamente, una volta riconosciuti i requisiti adatti, questi devono essere poi mantenuti nel tempo, pena l’esclusione futura.

Il marchio prevede infatti anche la dimensione dell’impegno, dalla salvaguardia del paesaggio all’attenzione all’offerta turistica, collaborando anche alla realizzazione di una pubblicazione monografica sulla località. Bisogna inoltre garantire un’ospitalità che includa la possibilità della colazione al mattino presto, così come il poter trovare il pranzo (anche freddo) a qualsiasi ora. Le opportunità vanno dalla visibilità alla possibilità di ottenere finanziamenti mirati a livello regionale. Un’occasione in più per destagionalizzare i flussi turistici.

Franco Capitanio, Consigliere Nazionale CAI e Coordinatore Sezione CAI Valle Camonica: “Quella che vediamo è un’evoluzione del concetto del villaggio degli alpinisti”. Ecco anche perché vale la pena tornare “all’origine”, ossia a cosa sia il CAI e a cosa punti, in particolare: formazione e informazione per una frequentazione responsabile dell’ambiente montano. In Valle Camonica ci sono circa 1.600 km di sentieri (tutti inseriti nella Rete Escursionistica Lombarda) e (al 31 dicembre 2023) 4.125 iscritti al CAI. Capitanio sottolinea inoltre alcuni dei motivi per cui il CAI di Valle Camonica ha sostenuto la candidatura di Lozio. Tra questi: la richiesta per aderire al marchio Villaggio degli Alpinisti è arrivata dal territorio (direttamente da Lozio), il gruppo è inoltre formato in gran parte da giovani.

La sezione proponente della candidatura di Lozio è il CAI di Borno, presente in sala con il Presidente Davide Sanzogni. Non manca inoltre Natale Gemmi, Referente Villaggio degli Alpinisti del Comune di Lozio, che coglie l’occasione per presentare il territorio. L’abbiamo intervistato per approfondire l’impatto che si prevede il riconoscimento avrà su Lozio e sentiremo le sue parole durante la prossima puntata di VocePRESENTE.

Per concludere, un ulteriore sguardo ai cambiamenti in corso. Il marchio prevede ora anche un piccolo contributo di partecipazione, mentre il CAI guarda sempre più al futuro. Si sta infatti svolgedo l’opera di un gruppo di lavoro per la definizione anche di un nuovo marchio europeo. Ad esempio, si ritiene importante poter estendere il marchio oltre i territori propriamente alpini, verso il resto dell’Italia.

Le interviste complete ad Alberto Ghedina, Franco Capitanio e Natale Gemmi si potranno ascoltare durante la puntata di VocePRESENTE in onda venerdì 12 aprile alle ore 10:10. In seguito, il podcast sarà disponibile sulla pagina della trasmissione.

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