Il cane Ful non risponde più, ma resiste la speranza di salvarlo

Il cane Ful non risponde più, ma resiste la speranza di salvarlo

E’ passata ormai una settimana da quella passeggiata con il suo padrone che si è trasformata in un incubo: il cane Ful da sette giorni è bloccato all’interno di una cavità ipogea tra i Comuni di Polaveno e Sulzano. Nelle ultime ore il setter ha smesso di farsi sentire: un segno questo che non preannuncia nulla di buono, ma gli uomini al lavoro ininterrottamente da giorni per il suo recupero non hanno perso la speranza e continuano a darsi da fare per raggiungere l’animale, ora a 12 metri di profondità.

Il fatto che Ful non risponda più al suo padrone potrebbe essere dovuto al fatto che sia esausto o che stia dormendo. I Vigili del Fuoco in questi giorni gli hanno lanciato del cibo, ma non c’è certezza che il cane sia riuscito a nutrirsi. Resta, insomma, solo la speranza e la certezza che il lavoro dei pompieri cominciato ormai una settimana fa proseguirà per provare ogni tentativo di salvataggio del povero cane.

Caso Golgi di Breno, la nota del Dirigente: “Affrontare le questioni all’interno dell’Istituto”

Caso Golgi di Breno, la nota del Dirigente: “Affrontare le questioni all’interno dell’Istituto”

In seguito alle due lettere che i mittenti – in un caso una madre, nell’altro un gruppo di docenti – hanno recapitato ai media locali in questi ultimi giorni per parlare dei problemi che sta attraversando il Liceo Golgi di Breno, anche il Dirigente scolastico, professor Alessandro Papale, ha voluto diffondere, questo pomeriggio, un comunicato stampa.

Lo pubblichiamo:

“Il Dirigente scolastico, unitamente a tutti i membri dello staff, ritiene prioritaria la tutela di studenti, famiglie, genitori e di tutto il personale del Liceo “Camillo Golgi” per cui, a seguito di attenta riflessione e accurata valutazione di quanto pubblicato per dovere di cronaca da alcune testate della stampa, comunica che le questioni educativo-didattiche vanno affrontate nelle opportune sedi, all’interno dell’Istituto”.

Pisogne inizierà il 2025 con l’inaugurazione del nuovo Pala Romele

Pisogne inizierà il 2025 con l’inaugurazione del nuovo Pala Romele

Doppia festa il primo gennaio a Pisogne: l’inizio del 2025 vedrà l’inaugurazione della nuova palestra comunale. Il nuovissimo Pala Romele si riempirà delle voci del coro gospel Spirit of New Orleans, a Capodanno.

In vista dell’appuntamento, i lavori all’interno si stanno concludendo e le imprese dovranno fare gli ultimi ritocchi in tempo per le festivitàmentre mancano ancora alcune finiture alla parte esterna. Gli impianti sono funzionanti e pronti per essere attivati. Dal punto di vista energetico il palazzetto sarà completamente autonomo grazie all’impianto fotovoltaico da 80 kw installato sulla copertura.

Il palazzetto conta 400 posti a sedere, 4 spogliatoi, i locali infermeria e antidoping, il magazzino, il bar e l’area ospiti all’ingresso, mentre la nuova palestra è omologata Coni per basket e pallavolo. Gli spazi interni sono ampi e le pareti sono state rivestite con uno strato di materiale fonoassorbente, per migliorarne l’acustica in caso di utilizzo per eventi e concerti. Mentre per le squadre e le scolaresche che ne usufruiscono l’attrezzatura sportiva è già a disposizione.

Un’opera molto attesa dai pisognesi, che avrà un bell’impatto visivo anche dall’esterno, costata 4 milioni e 430mila euro. Il Comune ha beneficiato di finanziamenti per due milioni dalla Regione, 630 mila dal Gse, mentre per la restante quota ha acceso un mutuo. Un sogno che si realizza dopo parecchi anni: già nel 2020 l’amministrazione di Federico Laini aveva annunciato l’intenzione di abbattere e ricostruire l’obsoleto PalaRomele costruito negli anni ’70. Le ruspe sono arrivate a febbraio 2023 e quasi due anni dopo la nuova palestra verrà inaugurata.

Liceo Golgi di Breno: dopo la lettera della madre 60 docenti esprimono solidarietà agli studenti e alle famiglie

Liceo Golgi di Breno: dopo la lettera della madre 60 docenti esprimono solidarietà agli studenti e alle famiglie

Nei giorni scorsi abbiamo parlato della lettera che una madre di un ex studente del Liceo Golgi di Breno, dello scientifico scienze applicate, aveva inviato ai media locali (nonché alle istituzioni e amministrazioni e all’Ufficio scolastico provinciale e regionale) per raccontare la sua esperienza e quella di altri 8 compagni di classe, che, a novembre, a due mesi dall’inizio del secondo anno di liceo, hanno deciso di ritirarsi e di proseguire altrove i loro studi superiori.

La lettera descriveva una situazione di grave difficoltà con un docente, più volte segnalata al dirigente del Golgi Alessandro Papale nel corso dell’anno scolastico precedente; in particolare gli atteggiamenti e i metodi di insegnamento dell’insegnante verso tutta la classe, che a stento riusciva a raggiungere la sufficienza nella sua materia. La donna nel suo lungo sfogo, (condiviso poi da tantissime persone sui social e appoggiato da molti nostri lettori che ci hanno scritto mail e messaggi dichiarando di avere vissuto o stare vivendo la medesima situazione al Golgi) ha espresso rammarico per come è stato gestito il problema. “Quello che è stato fatto”, denunciava l’autrice della lettera, facendosi portavoce anche dei genitori degli altri alunni, “è stato far pesare a chi non riesce le sue difficoltà, usando espressioni mortificanti e facendo vacillare la sicurezza degli studenti non solo da un punto di vista scolastico ma anche personale e psicologico”.

A due settimane da quella lettera un gruppo di docenti dello stesso Liceo Golgi ha espresso solidarietà alla madre, scrivendo una lettera che a sua volta è stata recapitata ai media locali. Il testo è stato firmato da più di 60 docenti, che, in un solo giorno, quello dei colloqui generali, ne hanno condiviso il contenuto. 

“È stato doloroso leggere in questi giorni la lettera coraggiosa di una madre in merito alla situazione di una classe seconda del nostro Liceo, a seguito della quale abbiamo appreso di una situazione difficile, che coinvolge anche studenti di altre classi” scrivono. “Esprimiamo pertanto la nostra solidarietà agli studenti, alle loro famiglie, e a tutti coloro che, che facendo la stessa difficile scelta, hanno lasciato silenziosamente il Liceo che avevano scelto e nel quale avevano creduto, ed apprezziamo il lavoro svolto all’interno della classe da tanti nostri colleghi che, a fatica, hanno cercato di arginare la situazione, sostenendo e incoraggiando gli studenti”.

Prosegue la lettera dei docenti: “Quella che viene segnalata non è la nostra idea di scuola, nella quale, certo, non ci riconosciamo, non è la scuola che, come comunità educante, abbiamo cercato di costruire con passione e dedizione nel corso di tanti anni. Al centro della nostra azione didattico-educativa noi mettiamo sempre lo studente, innanzi tutto come persona, e l’obiettivo chiaro di tale azione è sempre stato il suo successo formativo, nel rispetto dei tempi e degli stili di apprendimento di ciascuno” e sottolineano: “La scuola in cui ci riconosciamo è quella dell’inclusione e della formazione, della quale continueremo a difendere i principi che da sempre abbiamo condiviso tra di noi e con le famiglie dei nostri studenti”.

La nostra redazione è a disposizione della dirigenza scolastica, garantendole lo stesso spazio qualora volesse rispondere ai 60 docenti, nonché alla lettera della madre.

Full risponde alle chiamate del padrone, mentre i soccorritori hanno raggiunto i 12 metri di profindità

Full risponde alle chiamate del padrone, mentre i soccorritori hanno raggiunto i 12 metri di profindità

Non si fermano le ricerche del cane Full, segugio caduto sabato in una cavità ipogea su via Nistisino a Sulzano.

A seguire le operazioni di salvataggio e recupero dell’animale, che al momento della caduta era con il suo padrone, un cacciatore di Polaveno, ci sono i Vigili del fuoco del comando provinciale di Brescia, che stanno impiegando personale Saf/Speleo con conoscenze Usar per cercare di raggiungere il cane in profondità.

Full risponde alle chiamate del padrone, hanno assicurato i soccorritori che non hanno mai smesso di calargli cibo e acqua. Intanto le operazioni hanno permesso di raggiungere una profondità di circa 12 metri.

I Vigili del fuoco hanno spiegato che si cerca di liberare un meandro che porta ad una cameretta un po’ più ampia, allargando la cavità con una demolizione delle pareti con attrezzature alimentate dall’alto e utilizzando un’ulteriore telecamera da ispezione.

Unimont a Roma alle celebrazioni per la Giornata Internazionale della Montagna

Unimont a Roma alle celebrazioni per la Giornata Internazionale della Montagna

Si sono svolte ieri a Roma, presso la Sala Polifunzionale di Largo Chigi, le celebrazioni per la Giornata Internazionale della Montagna, organizzate dal Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie del Consiglio dei Ministri. Durante l’evento, il Ministro Roberto Calderoli ha elogiato il Libro Bianco sulla Montagna, realizzato da UNIMONT, polo alpino dell’Università degli Studi di Milano, di Edolo, definendolo un “lavoro titanico” e riconoscendone l’importanza per lo sviluppo delle aree montane italiane.

Dalla Responsabile del polo UNIMONT Anna Giorgi è stato rivolto al Ministro Calderoli il ringraziamento per l’attenzione dimostrata ai territori montani e al loro sviluppo, valorizzando il ruolo del Libro Bianco sulla Montagna come strumento strategico per affrontare le sfide e cogliere le opportunità di queste aree fondamentali per il nostro Paese.

Intanto in occasione della Giornata Internazionale è stato presentato il quinto report di Carovana dei ghiacciai dal titolo “Gli effetti della crisi climatica su ghiacciai, ambiente alpino e biodiversità”, realizzato in collaborazione con il Comitato Glaciologico e Cipra Italia.

È stato – dice il report – un 2024 difficile e dal segno meno nonostante le nevicate tardive della scorsa primavera. I ghiacciai sono sempre più sottili e quasi tutti in forte arretramento su tutto l’arco alpino e con impatti su ecosistemi e biodiversità.

Il “nostro” Adamello, il ghiacciaio più grande delle Alpi italiane, nel 2024 ha registrato una perdita di spessore nel settore frontale di 3 metri ed effetti della fusione fino a 3100 metri di quota. In espansione i collassi circolari dovuti alla contrazione della massa glaciale. Emblematica la foto scattata a settembre, in cui si vede l’Adamello con la fronte della sua lingua completamente scoperta, nonostante i 6 metri di neve misurati in tarda primavera sul Pian di Neve del Ghiacciaio.