Sta facendo parlare di sé a Breno la scelta, nel corso dell’appuntamento del 7 luglio di Cantieri Culturali, (la rassegna artistica dell’estate di Piazza Sant’Antonio diretta da Patrizia Tigossi) di installare uno scivolo gonfiabile per bambini all’interno della chiesetta.

Il titolo dell’opera di arte visiva, ideata da Stefano Mendeni, era “Mendeni vs Romanino – Uno scontro interiore”. Come noto, all’interno della chiesa sconsacrata di Sant’Antonio sono presenti affreschi del XVI secolo ad opera del pittore bresciano. Che oggettivamente si scontrano, nei colori, nella forma e nello stile, con un gioco di plastica blu, fucsia e giallo fluo.

Se qualcuno ha voluto provare a salire sullo scivolo e vivere un’esperienza inedita, c’è qualcun altro, in paese e sui social, che non si è trattenuto dal criticare e condannare la scelta. Al punto che sulla scrivania del sindaco Panteghini è arrivata l’interrogazione a firma della minoranza di Progetto Breno, che ha richiesto che la maggioranza, nella prossima seduta del Consiglio Comunale, riferisca sull’installazione del gonfiabile nella chiesa.

Intanto Patrizia Tigossi, direttirce artistica di Cantieri Culturali, ha diffuso una nota in cui dichiara: “Ritroviamo occhi sconcertati di fronte all’installazione dell’ideatore Stefano Mendeni. Che sia una casualità veder prendere vita il fenomeno dell’incomprensione artistica quando mancano gli strumenti per definire valore e pensiero di una scelta non propria?”.

Secondo Patrizia Tigossi l’arte non è universalmente condivisibile e prevedibile e aggiunge: “L’unica possibilità che il novello critico può concedersi di cavalcare è la valutazione del rispetto comune. Nel caso dell’installazione in oggetto, la tutela del monumento nazionale, tanto cara ai più, non si è addormentata sulla morbida superficie di uno scivolo di plastica” spiega Tigossi difendendo l’installazione. Da parte sua l’artista Stefano Mendeni ha definito “il più folle dell’estate” il suo evento di arte contemporanea considerando il gonfiabile “un giocattolone innocente”, convinto che il Romanino avrebbe “accettato silenziosamente” l’approccio artistico inusuale.

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