Sono 5.802 i cinghiali abbattuti quest’anno in Lombardia grazie alle azioni messe in campo dalla Regione. Lo ha annunciato l’assessore all’Agricoltura Fabio Rolfi, sottolineando che i numeri parlano di 700 esemplari in più rispetto allo scorso anno.

A Brescia e provincia nel 2019 in tutto sono stati contati: 10 capi abbattuti con piani di controllo, 176 con la caccia di selezione e 530 con quella collettiva per un totale di 716 cinghiali abbattuti.

Un problema, la presenza di questi animali – che hanno arrecato molti disastri anche nei boschi e nelle colture della Vallecamonica e del Sebino – che è tutt’altro che risolto.

La Regione prova a far fronte alla situazione approvando quelli che denota come “l’ultimo atto dell’attuazione della legge cinghiale”, ovvero i “parametri gestionali obiettivo“, cui deve essere finalizzata la gestione faunistico-venatoria del cinghiale nelle aree classificate idonee alla presenza della specie sul territorio, incluse le aree protette.

Nella definizione dei “parametri gestionali obiettivo” sono stati utilizzati dati amministrativi e ambientali, dati relativi alla presenza e dinamica del cinghiale e dati relativi ai danni causati dal cinghiale.

La delibera approvata dal Pirellone introduce altre importanti novità che coinvolgono tutto il territorio regionale: possibilità di organizzare battute di caccia collettiva anche in forma congiunta tra due squadre attive in zone confinanti; l’abbassamento da 10 a 8 della soglia minima di cacciatori presenti per la caccia collettiva con il metodo della braccata; possibilità nelle ore notturne, di svolgere gli abbattimenti in controllo anche con l’ausilio di fonti luminose, di visori a infrarossi o termocamere.

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